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Relazioni Vie

 
Relazione sulla Via dei Camini alla Mojstrovka (III e IV)

Ascensione compiuta da Vibro (Il Reverendo) e G.Shiro, agosto 2010. 
 
Via dei camini, descrizione generale
Via di arrampicamento ardito ed emozionante in ambiente oscuro e franoso. Si richiede una buona padronanza delle tecniche di artificiale e risalita in fango (consigliato un periodo di allenamento in località paludose o risaie vietnamite). Le informazioni in merito alle difficoltà del secondo tiro restano tuttora vaghe e incerte in quanto sono pochi i rocciatori tornati vivi. Testimonianze recenti stimano che l’apparente difficoltà VI-A0 nasconda un passaggio muschio-franoso di 7c-A0 su protezioni precarie. Particolarmente interessante la flora delle ultime lunghezze.
E’ necessaria una buona attrezzatura da giardinaggio accompagnata a materiale edile standard inclusi i ponteggi per i passaggi più impegnativi. In camino sono utili le lanterne a petrolio o attrezzatura speleologica in genere. Si consiglia l’estrema unzione eseguita da un prelato competente e la redazione di un testamento legalmente riconosciuto.


Legenda:

M: muschio

F: friabile

CS: caduta sassi

MS: morte sicura

MP: morte probabile


 Giunti all’estrema destra della parete nord della Mojstrovka, dove si scorge una striscia di roccia gialla alta una quindicina di metri e larga circa cinque metri, dove si alzava il diedro di attacco, ora completamente franato, descritto nel Buscaini, si attacca nel canale a sinistra.

Nel risalire il canale non tenersi verso sinistra dove l’arrampicata, sul III grado, e’ piu’ facile, altrimenti si rischia di dover sostare senza potersi proteggere, di assicurare il compagno su chiodo pericolante e a spalla, e di dover fare un traverso delicato per rientrare nel canale. Tenersi invece in placca verso destra, con arrampicata di II e passaggi di IV, quindi mediamente di III, come indicato nel Buscaini (1 chiodo). Si sosta comodamente nel fondo di un canale viscido, umido, muschioso, con terriccio bagnato e roccia marcia, soggetto alla caduta sassi

Tiro chiave: si punta ad un chiodo ruggine a circa 5m dalla sosta, superando uno sperone di roccia marcio e infangato (IV+). Si continua in traverso a sinistra fino ad un secondo chiodo (V). Non farsi ingannare da un cordone che pende una decina di metri sopra la verticale (variante estremamente difficile), ma proseguire in traverso (VI, A0 su friend medi incastrati in fessura bagnata e muschiosa). Portatisi sul fondo del diedro proseguire in verticale (VI, A0 su friend) su fessura marcia, fino a raggiungere la comoda sosta dalle caratteristiche analoghe alla precedente (40m, III e IV, M2, F3, CS1, 3 chiodi).

Si scala il diedro bagnato e muschioso, fino a che questo e’ chiuso da uno strapiombo da cui gocciola dell’acqua. Lo si aggira a sinistra con arrampicata elegante su placca, con difficolta’ presumibile di IV in assenza di muschi e licheni (40m, III+, M3, F1, CS2, 3 chiodi)

Qui la via originale prosegue per un camino stretto e buio, bersagliato dai sassi che vi si incanalano, che si supera, come da Buscaini, con arrampicata entusiasmante, con difficolta’ presumibili III, CS3, MS. Si suggerisce la variante di destra, che porta per due tiri su una via spittata, che si abbandona non appena ricompare a sinistra il camino oscuro in cui la difficolta’ e’ scesa a MP e III (due tiri di IV su spit).

Non farsi attrarre dalla sicura salvezza offerta dalla ferrata ben visibile a pochi metri a sinistra, ma proseguire ancora per un tiro in verticale, prima in diedro, poi in placca su roccia marcia, sempre con entusiasmante arrampicata, fino a raggiungere l’anticima (III, 40m)



Per facili roccette e percorso non obbligatorio raggiungere la cima (80m, IV, roccia marcia, pietre instabili, caduta sassi dalla ferrata soprastante).


Nel complesso una via facile e di allenamento per la Nord dell’Eiger, su roccia muschiosa, marcia, a tratti instabile, consigliato attaccare alle 3 di pomeriggio con nuvoloni neri addensati sul Mangart e temporale che gia’ infuria sul gruppo del Montasio.





   Relazione della Via di Dogna


Via di arrampicamento sportivo in ambiente austero, erboso e pericoloso. Linea nata dall'intuizione o più correttamente intuimento del conte di Brazzà che nel 1881, in preda agli effetti psicotropi di alcune particolari spezie afgane, ne aveva studiato il percorso ed era già salito sino al belvedere (resta tuttora poco chiaro come sia ridisceso dal belvedere). Questo itinerario con il quale si superano complessivamente i 1900 m è uno dei più lunghi delle alpi giulie e pertanto si consiglia una partenza nel pomeriggio inoltrato. La grandiosità dell'ambiente qui ancora eccezionalmente selvaggio e i vari tratti franosi rendono l'ascensione ben remunerativa nel caso in cui si desideri disfarsi del compagno di cordata. Vista la franosità del terreno, può risultare utile l' A.R.V.A. per localizzare i rocciatori che inevitabilmente finiscono sepolti dagli scaricamenti di ghiaie. In alcuni punti è eccezionale la somiglianza dell' itinerario con un cantiere edile.

Risalendo la strada della V. Dogna a circa 1000m di quota a circa 150m dopo la seconda galleria si trova una cappellina dedicata al Col. Luigi Zacchi. In orario pomeridiano (non prima delle 14.30), di fronte allo stupore degli altri escursionisti di ritorno dalle loro camminate, prendere una mulattiera che si abbassa al torrente Dogna lo valica e prosegue sull'opposto pendio boscoso. Citando il Buscaini "La mulatt. ha diverse diramazioni; prendere sempre quelle a sinistra seguendo le segnalazioni al minio"; pertanto, come ovvio, prendere tutte le diramazioni verso destra ignorando qualsiasi segnale al minio. Dopo circa 15 min. abbandonare la mulattiera per una traccia incerta che si addentra verticalmente nel bosco (secondo G. Buscaini "in leggera salita") verso S fino a sbucare ad un dosso alberato al limite del bosco sul margine des. or. del gran canale allo sbocco della V. Rotta. Abbassarsi al canale scendendo per pendii franosi, attraversare il torrente e risalire sul versante opposto (in caso di diverbi o incomprensioni si rammenta che questo è un ottimo punto per eliminare il proprio compagno di cordata generando intenzionalmente una frana di grossi macigni). Si continua costeggiando i caldi ed assolati pendii a S del montasio che cadono negli inquitanti precipizi della gola del Rio Montasio nota mangiatrice di uomini per la franosità del terreno. La traversata persevera sempre sotto la canicola intervallata sporadicamente da brevi risalite lungo canaloni di ghiaie instabili arroccati in fitti boschi di pini mughi; si dimostra particolarmente utile l'impiego di esplosivi incendiari (Napalm) o sostanze defolianti. Poco dopo il versante diviene completamente marcio ed occorre superare circa 50m di roccette terribilmente esposte con l'ausilio di un cavo metallico in pessime condizioni con esilarante arrampicamento su ciuffi erbosi. Essendo oramai molto lontani dai luoghi normalmente frequentati dalla civiltà contemporanea non si esclude il ritrovamento di piccoli gruppi tribali di origine celtico-illirica rimasti all'epoca neolitica che a causa dell'isolamento geografico della zona non hanno preso parte all'evoluzione storica del mondo degli ultimi millenni. In caso di incomprensioni con i popoli locali si consiglia di rivolgersi allo sciamano della tribù e spiegare le proprie necessità con simbolismi runici.
I superstiti oramai disidratati raggiungono un colatoio con acqua e lo risalgono verso sin. puntando con ardore alle immani pareti del Jof di Montasio fino a raggiungere una rampa resa repulsiva dai numerosi pini mughi. Si segue la rampa con arrampicamento elegante aggrappandosi sapientemente ai vegetali fino al raggiungimento di un ghiaione sovrastato da una parete grigia; subito a des.si scorge l'umida cavernetta del confortevole Biv. Muschi la cui visione sprona l'alpinista al raggiungimento del successivo Biv. Suringher. Visto il tardo orario pomeridiano si sconsiglia il proprio compagno di cordata probabilmente esausto ad una pausa per recuperare le forze. Nel caso opponga forza e si rifiuti di riprendere l'arrampicamento senza una sosta di alcuni minuti, abbandonatelo.
Quindi ci si appresta ad attaccare la rampa di 300m che dal Biv. Muschi conduce al belvedere. Dal momento che le difficoltà si intensificano, a partire da questo punto e fino alla conclusione dell'itinerario è necessario che ogni rocciatore pensi alla sua sola sopravvivenza. Si attacca la rampa con un boulder di 6c in un camino muschioso e marcio facilmente individuabile dal torrente che scorre al suo interno. In alternativa si può scegliere un passaggio estremo in placca strapiombante alla sua sinistra (7a+ boulder). In entrambi i casi è fondamentale l'impeto.
Si continua la risalita della rampa con arrampicamento frenetico nella speranza di raggiungere la fine della via entro il tramonto ignorando qualsiasi marcatura al minio e scegliendo l'itinerario sulla base del proprio intuimento. Quindi gli alpinisti sopravissuti raggiungono una spalla verdeggiante delimitata da impressionanti strapiombi chiamata "belvedere".
Dopo brevi ma doverose celebrazioni in memoria dei rocciatori eppena caduti o dispersi sepolti dalle varie frane, si procede con arrampicamento esilarante su zolle erbose e roccette mantenendosi alla destra dello spaventoso canalone oscuro che taglia la parete. Come ovvio si ignorano tutte le indicazioni al minio e si esegue l'opposto di quanto raccomandato nel Buscaini cercando di muoversi con particolare agitazione e frenesia visto l'orario oramai serale.
Quindi le roccette digradano e si raggiungono dei pascoli verticali; da questo punto in poi l'indice di pericolosità generale ritorna a "morte probabile". Ringraziando la sorte per la loro incolumità, i superstiti avanzano mantenendo la destra per poi traversare a sinistra fino a raggiungere il tratto conclusivo della via Amalia che conduce al biv. Surringher. Arrivati a destinazione ci si può definire salvi. Durata complessiva 4-5h grazie alla forza della disperazione.

Discesa:

Dal biv. Suringher si risale comodamente lungo i marciumi del canalone Findenegg raggiungendo la vetta del Jof di Montasio. Quindi si ridiscende lungo la scalinata Pipan per poi traversare verso destra e seguire tutte le creste del monte Zabus. Dal momento che la cresta si conclude con un interessante paretone botanico verticale si ritorna indietro alcuni chilometri e si discende dapprima lungo prati e roccette verticali poi in boschi ricchi di fauna fino a raggiungere il fondo valle (nell' ultimo tratto si consiglia particolare attenzione nei confronti dei grandi carnivori; utile il moschetto o doppietta da caccia). Si risale verso il monte Cimone fino all'attacco della ferrata Norina che si ridiscende comodamente. A questo punto si continua la discesa lungo il bosco fino al torrente per poi risalire nuovamente fino a raggiungere la strada che percorre la val Dogna. Si segue la strada per brevi 12 Km circa raggiungendo il punto di partenza. Durata complessiva della discesa 19h circa.

Note suggerimenti e consigli utili (se non indispensabili):


Se in piena estate si percorre la Via di Dogna in giornata soleggiata nel pomeriggio, e’ possibile vedere, come gia’ detto, delle tribu’ del neolitico, ma si puo’ anche assistere ad apparizioni dell’arcangelo Gabriele, e soprattutto del grande Emilio, che non manchera’ di indicarvi la retta via, la famosa goccia d’acqua, cosa che vi portera’ ad ignorare i bollini che segnalano i punti della parete con minore difficolta’!

per eliminazione del compagno, quando si scende al greto del torrente basta appoggiarsi ad uno dai tanti massi, tutti instabili, che contornano il sentiero. A me e’ andata male, ne ho riversato uno in direzione del compagno ma e’ riuscito a schivarlo e a prenderlo solo sulla caviglia!

la ferrata Norina e’ inagibile. E’ quindi consigliato, una volta raggiunta l’anticima del Cimone, cercare di far amicizia o perlomeno di far impietosire la gente che si incontra in modo da scroccare un passaggio in auto almeno fin Chiusaforte. Altrimenti, a meno di non assomigliare a Moana Pozzi, e’ impossibile che facendo autostop qualcuno, da quelle parti, ti dia un passaggio. Con noi il Dio Montagna e’ stato clemente, e ha voluto che incontrassimo grandi amici di parenti vari, con conseguente passaggio adirittura fin la macchina!

E i link alle foto


https://picasaweb.google.com/104639305598412535097/2011_07_10_Montasio?authkey=Gv1sRgCM_RxtzXrdLaFw